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L' Alpino e il suo mulo

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alpino con muloll Mulo è stato per gli Alpini un ardito e magnifico compagno, umile e generoso amico che in ogni tempo e in ogni dove, sia in pace che in guerra, ha dato il suo essenziale apporto ...

 

 

È durato 130 anni il sodalizio tra gli alpini e i muli ma i muli furono arruolati ancor prima degli alpini, perché già dal 1831 nell'esercito del Regno sardo vennero costituite le prime batterie da montagna dotate di cannoni smontabili per il cui trasporto furono impiegati 36 muli. Il loro scopo era quello di alleggerire il soldato dal peso che altrimenti avrebbe dovuto portare a spalla, e con il trascorrere del tempo l'importanza dei quadrupedi crebbe sempre di più.

Ma il legame tra l'alpino e il mulo si consolidò durante la Grande Guerra dove divenne fondamentale per trasportare le armi e rifornire i reparti logistici in alta montagna. In breve tempo l'alpino e il mulo divennero nell'immaginario collettivo un binomio inscindibile, ed assieme agli alpini, i muli patirono la fame e il freddo durante le due guerre

Ricostruzione Alpino con Mulo

mondiali dove furono impegnati su tutti i fronti dove vennero utilizzate forze italiane. Anche nella seconda guerra mondiale il mulo fu protagonista se si pensa al suo impiego sul fronte greco e russo, basti pensare che il Corpo d'armata alpino partito per la steppa russa aveva in dotazione ben 4800 muli che ebbero un ruolofondamentale soprattutto durante la ritirata in Russia.
« Durante il ripiegamento avevamo centinaia di slitte trainate da muli, che soffrivano con noi e non avevano da mangiare che qualche sterpaglia che spuntava dalla neve. Povere bestie, erano coperte di ghiaccio, e, rammento, la presenza di quegli animali era qualcosa di rassicurante per tutti. Infatti mentre camminavamo giorno e notte cercavamo sempre di stare vicino ad un mulo, così ognuno di questi animali aveva sempre attorno un gruppo di dieci o quindici soldati. [...] Una volta un conducente rimase ferito da una scheggia che gli fratturò la gamba ed io che ero ufficiale medico tentai di prestargli qualche cura, quando ad un certo punto il suo mulo gli si avvicinò e infilò il muso tra la terra e la nuca del ferito, in modo da sostenerlo, riscaldarlo, confortarlo. Una scena che non dimenticherò mai. »  (Giulio Bedeschi in Centomila gavette di ghiaccio)
Dal dopoguerra, per effetto della motorizzazione di praticamente tutti i reparti, è cominciato il declino nell'uso del mulo e negli ultimi anni di servizio i muli in dotazione in tutto l'esercito erano appena 700. Il 7 settembre 1993 presso la caserma D'Angelo di Belluno, vennero venduti all'asta per ordine del Ministero della Difesa, gli ultimi 24 muli in forza agli alpini.
Una rappresentazione di cosa fu il connubio tra l'alpino e il mulo è visibile presso il museo storico degli Alpini a Trento, dove si trova un piccolo "museo del mulo". Questo raccoglie materiale da maniscalco ed equipaggiamento relativo all'inseparabile compagno delle truppe alpine. 

 

Muli della 23a Batteria

di Antonio Bosi*

 

7 febbraio: venerdì. (1941 ndr)

 

Stamane la nebbia è scomparsa, ma il cielo è rimasto nuvoloso e la temperatura fredda.

Spariamo diciannove colpi sulle case di q. 1100 ove si ritiene sia posto un Comando di un battaglione greco.Poco dopo ci giunge l’ordine di ritornare ancora una volta sulla vecchia posizione a q. 750 sul costone dietro l’abitato di Bargullas. Viene così di nuovo a cessare il nostro compito di batteria garibaldina in linea con la fanteria, pronta ad intervenire ad ogni richiesta di fuoco. All’imbrunire dobbiamo essere di nuovo in posizione coi dati

mulattiera alpino

aggiustati sul tiro di sbarramento. Trasportiamo prima i pezzi poi le munizioni. Il cielo già nuvoloso e grigio va schiarendosi ed aumenta, proprio ora in cui ci sarebbe propizio la nebbia, la visibilità. Non sono ancora partiti i primi muli che giungono sulle bassependici del Tomori due colpi di mortaio greco seguiti a breve distanza dalle granate di un pezzo, prima sul costone ove stanno i pezzi, poi più lunghe e che vanno a scoppiare nei prati dietro

mulattiera

I nostri muli si sono appena incamminati a lunghi intervalli, coi carichi nascosti dalle mantelline, lungo la mulattiera, che sono bersagliati dal tiro preciso di granate di 75 nemici che battono tutta la mulattiera. Si fanno ritornare e scaricare i più vicini; gli altri sono ormai distanti e si spera ancora nella fortuna che ci ha fino ad ora protetti. Noi sentiamo la rabbia della nostra impotenza provando di persona la massima che, quando l’artiglieria si sposta, si trova in crisi. Seguiamo con amarezza il susseguirsi dei colpi sempre più lunghi iù per la sorte dei nostri uomini e dei nostri muli. Un colpo cade a pochi metri da Barnabò: due scoppiano avanti e dietro a un mulo nostro abbandonato dal conducente, e rimasto lì immobile, senza il minimo segno di turbamento. L’intensità di fuoco aumenta e vediamo scoppiare quasi simultaneamente sei colpi intorno a un nostro mulo. La povera bestia evidentemente colpita in pieno si scorge ruzzolare fuori dalla mulattiera sui campi sottostanti, avvolta nella nube nera delle granate. Il conducente si vede poco dopo, dietro una baracca presso la quale aveva trovato riparo: cammina e fortunatamente non appare ferito. Le granate allungano ancora i loro scoppi, ma ormai i muli sono defilati nelle curve della strada: non ottengono più alcun effetto.

Cessato il fuoco, ci giungono le prime notizie recate dagli alpini ...

 

se vuoi leggere tutta la testimonianza, scarica il  File PDF dei  " Muli della 23a Batteria "

*Antonio Bosi da Castelbolognese, Ravenna, Sottotenente in servizio alla 23ª batteria Gruppo “Belluno” del 5° Rgt. Artiglieria Alpina Divisione “Pusteria”.

 

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